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Museo della Civiltà Marinara delle Marche

San Benedetto del Tronto

 

Realizzato grazie al contributo della Regione Marche e della Fondazione “Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno”,

il Museo della Civiltà Marinara delle Marche si offre all’ammirazione del visitatore in tutta la sua ricchezza anche grazie

al determinante contributo venuto da molti cittadini che hanno donato oggetti di vita di mare

custoditi per decenni nelle loro case.

Il percorso museale è organizzato per “unità narrative”;

alla base espositiva vi è stata una vera e propria indagine di natura storica,

compiuta su tutta una serie di fonti, la fonte d’archivio, il reperto materiale, la citazione bibliografica, l’articolo giornalistico,

la preziosissima “fonte orale”, in grado di restituire informazioni e dati sul passato marinaro sambenedettese e regionale.

Il Museo della Civiltà Marinara delle Marche ha, infatti, fra le sue peculiarità, anche quella di riproporre

tutta una serie di documenti che, individuati, recuperati, studiati ed analizzati,

sono resi fruibili attraverso la pubblicazione cartacea e multimediale.

Una apposita sezione storica contempla documenti più o meno antichi,

utilizzati anche per l’esposizione delle altre unità narrative, e così abbiamo:

un cono sonoro con i diversi rumori del mare all’ingresso,

la voce ed un video di un vecchio “parone” di paranza nella sezione Viaggio,

antiche carte dei luoghi di mare, attrezzi da lavoro e/o reperti dei mestieri del mare,

la corda, le reti, le vele e ne l’arte del costruire.

Nella parte del Museo dedicata a Il mare comune:

l’Adriatico c’è la sala che si apre, attraverso grandi vetrate, direttamente sull’Adriatico.

Da qui il visitatore può avvertire l’ampliamento dell’orizzonte di riferimento:

il “mare comune”, nel quale le diverse culture euro-asiatiche si sono confrontate nel tempo.

Anche il terrazzo che si affaccia sul Porto è stato adattato ad unità narrativa:

il balcone è una sorta di grande didascalia sull’organizzazione funzionale del Porto,

collocando nel tempo situazioni, attività, oggetti del presente.

Nell’unità dedicata a La barca e la pesca trova collocazione il bellissimo modello della  “Paranza” (barca simbolo del museo),

in scala 1:10, realizzato da un maestro d’ascia di Venezia.

Nella parete di fondo, dopo aver parlato dell’evoluzione dalla barca a vela a quella a motore,

San Benedetto del Tronto vanta il primato in Italia di aver varato una “barca a motore” nel 1912,

viene trattata l’epopea della Pesca oceanica con illustrazione delle rotte della marineria sambenedettese.

Seguono le unità:

L’approdo, dedicata alla spiaggia e allo sbarco del pescato,

l’approdo negato, che ci racconta gli episodi più drammatici delle numerosissime tragedie del mare,

la commercializzazione, l’industria del pesce, con approfondimenti sul tema del Mercato Ittico come spazio e luogo

della commercializzazione, offrendo, peraltro,

il modo al visitatore di conoscere la storia dell’edificio in cui il museo è ospitato, e la letteratura di mare.

Chiudono il percorso una Sala video e un ambiente per conferenze e presentazione di libri

con una piccola unità dedicata alla Festa della Madonna della Marina,

testimonianza della partecipazione sociale odierna di una comunità che resta legata ai suoi valori simbolici.

Il Museo della Civiltà Marinara delle Marche è in grado di farci conoscere in maniera completa lo spaccato socio-economico

di una città di mare come San Benedetto del Tronto che da sempre basa la propria ragione d’essere sull’Adriatico.

Oltre all’attività marinara propriamente detta, San Benedetto del Tronto,

dopo aver mantenuto per molto tempo il primato di maggiore porto peschereccio d’Italia,

sia per numero di natanti che per il commercio ittico,

vanta anche una lunga tradizione manifatturiera legata al ciclo della corda e delle reti da pesca.

Nel museo trova spazio una specifica unità che raccoglie oggetti e strumenti dei funai e dei canapini,

rappresentanti, quest’ultimi, l’altra grande anima della marineria locale che, seppur complementare e collaterale,

ha contribuito sullo sviluppo della città di San Benedetto del Tronto.